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Hiroshi Sugimoto – Effimero
17 Aprile, 2020 lucadomenicucci

Hiroshi Sugimoto – Effimero

2019 – Progetto Accademico

IL PROGETTO

Lo scopo del progetto è stato quello di ideare e curare l’allestimento di un pop-up museum della durata di 24 ore all’interno di Palazzo Santoni a Jesi. Il tema preso in esame per l’allestimento è quello dell’effimero, da sviluppare senza alcun tipo di vincolo.

L’ANALISI

“Improvvisamente ho capito che la fotografia può fissare l’eternità nell’istante”.
La fase di ricerca per l’individuazione del concept dell’allestimento è stata guidata da
queste parole di Henri Cartier-Bresson. 

Per sua definizione, infatti, qualcosa di effimero è un qualcosa di presente considerato
nella sua caducità e illusorietà dove tutto quanto è transitorio,
di breve durata ma accattivante. L’obiettivo della mostra è stato quello di far vivere al visitatore la condizione mobile del tempo.
Per l’esposizione ho scelto di esporre le opere di Hiroshi Sugimoto, fotografo giapponese. Artista attivo dalla metà degli anni settanta, Hiroshi Sugimoto per quarant’anni ha esplorato temi sempre diversi, ma le sue foto sono tutte accomunate da una cosa: l’ossessione del tempo che passa.
La pratica artistica di Sugimoto è caratterizzata dall’indagine sul passato e dalla necessità di raffigurare il tempo dandogli corpo attraverso la fotografia; astraendosi dall’artificiosità della vita ci riporta ai temi basilari dell’arte e dell’esistenza.

LO SVILUPPO

L’allestimento di Palazzo Santoni riprende i concetti fondamentali dell’artista in mostra.
Come negli scatti di Sugimoto anche Palazzo Santoni si astrae dalla sua artificiosità.
Elemento fondamentale della macchina allestitiva è stato l’utilizzo di un wrapping
interno in materiale gommoso.
Applicato sulla totalità della superficie della mostra,
annulla completamente ogni caratteristica fisica dell’ambiente e crea una condizione
di buio generale all’interno del palazzo.
L’utilizzo del wrapping interno trasporta il visitatore in una nuova dimensione, dove
per 24 ore, il rapporto tra luogo, exhibit e tempo che passa viene totalmente annullato e allo stesso tempo portato al suo estremo. Il visitatore si troverà avvolto da una sensazione mista di angoscia e calma rilasciata dal modo in cui vengono divisi gli spazi e presentate le opere.
Gli ambienti saranno contrastanti tra di loro, gli ospiti di Palazzo Santoni si troveranno in stanze e corridoi alti e spaziosi ma senza neanche accorgersene si troveranno in corridoi stretti ed angusti.
Tutto l’allestimento è basato sul rapporto buio/luce. L’illuminazione delle opere avviene tramite  dei faretti sagomatori, creando così dei focus dove l’osservatore può riequilibrare
il rapporto angoscia e calma.

A terra, nel corridoio al centro del palazzo sono state utilizzate delle gemme led capaci di aumentare la sensazione di costrizione del corridoio ritmando la “fuga” dell’osservatore verso la sala successiva.

LA COMUNICAZIONE

Data la condizione di buio all’interno del palazzo, all’ingresso viene proiettata la mappa della mostra, mentre i testi di sala sono inseriti in una brochure stampata con vernice bianca fotosensibile. La brochure in formato A5 è stata pensata in doppia lingua italiano/inglese con una rilegatura doppia a punti metallici capace di mantenere sempre l’ordine di lettura da sinistra verso destra.